Triennale Arti Visive Roma 2014
Andrea Zampollo nasce a Rovigo, ma si trasferisce presto a Torino.
Per capire fino in fondo quest’opera occorre porci da una prospettiva ravvicinata, solo così si comincerà a notare che, quella che avremmo giurato essere una copia della Notte Stellata di Vam Gogh, in realtà è una sua reinterpretazione in versione “capitalista”.
Nuvole, sole, città, case, rocce sono fatte di monete e banconote, per lo più euro, il cui diverso taglio non solo crea le forme ma genera anche un effetto coloristico, pittorico, riuscendo a creare sfumature e variazioni sui toni del blue del verde.
Zampollo gioca sull’ambiguità di senso della scritta posta in basso (povera arte), perché da un lato rimanda per assonanza linguistica alla corrente artistica dell’arte povera, collegamento pertinente in questo caso per la semplicità dei mezzi usati, per un recupero del colore primario dei materiali; dall’altro rimanda ironicamente a quell’idea secondo cui oggi l’arte e tale solo se riveste un valore che le leggi di mercato le attribuiscono.
La scritta, parte integrante dell’opera stessa, può equivalere ad un’esclamazione a un “oh povera arte”, così mercificata, ridotta ormai a business, che deve ripartire dalle radici, da un Maestro coma Van Gogh, per poter guardare con fierezza e dignità al futuro.
Daniele Radini Tedeschi [Critico d'arte]
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